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Si può vedere chiaramente
quando uno fa le cose lentamente.
Il movimento rapido crea una vita di sfocature.
(Terri Guillemets)

Scrivo questo articolo perché così sancisco, con me stessa, il diritto alla lentezza.

Sono un pò vittima anche io della cascata di informazioni e must che la società odierna ci impone, ma ho imparato a conviverci.

Sono buffa, sono arrivata a 31 anni per rendermi conto che posso salvare il mondo anche con un’ agenda e una penna. Le mie amiche lo hanno capito prima di me, così continuano a regalarmene per ricordarmi che mi preferiscono in versione zen.

No, non è una moda, è un dato di fatto. Le neuroscienze mi daranno supporto mentre affermo che il multitasking non è più una competenza che può farci sentire umani.

Mi ricordo di quando, preparando l’ esame di maturità, mi vantassi del fatto di esserci riuscita dando sempre un occhio al computer e uno agli schemi da ripassare. Ma si sa che, a volte, si predica bene e si razzola male, anche se, dalla mia parte, ho una gran bella scusa: le mie difficoltà di attenzione prolungata mi impediscono di fare una cosa per volta, così, nel tempo, ho dovuto allenare diverse strategie di attenzione condivisa e…produttiva.

Sono una di quelle che deve fare mille cose insieme. Almeno così è stato fino a qualche anno fa, quando, per cause di forza maggiore, l’ attenzione era una e nemmeno tanto condivisa.

A chi si approccia per la prima volta al mondo della libera professione, amiche come le mie andrebbero più che bene perché loro sì che hanno già capito tutto, tutto prima di me.

Non può esserci ordine se non c’è organizzazione. Quindi al bando (per quel che si può) schermate multiple, televisori accesi, telefonini e rete dati sempre attivi, co-worker che ti parlano in continuazione, elementi di distrazione.

Il segreto è il focus.

L’ ho capito a mie spese.

Perchè il multitasking, laddove è esagerato, amplificato, osannato è anche amico della procrastinazione e, in momenti di demotivazione, fanno una combo letale (per il lavoro e la salute psicoemotivo), prolungando i tempi di consegna, aumentando possibilità e margine di errore.

All’ inizio del mio essere freelance non avevo proprio chiara la visione di come ci si dovesse organizzare.

Tu pensi “Farò come gli artisti e aspetterò l’ ispirazione!”, credendo che le attività da concludere seguano di pari passo il ritmo naturale del tuo equilibrio interiore. C’ erano giornate in cui mi sembrava di produrre tanto perché tante erano le cose in ballo, ma, a conti fatti, era un continuo alzarsi, annoiarsi, cercare di rimandare gli step più noiosi e così via. Mi ritrovavo mille progetti incompiuti e un profondo senso di frustrazione.

Il segreto è il focus, dicevo.

Il primo passo è buttare giù tutte le attività, impegni, tasks, ecc. che hai da completare o che ti sei proposto di iniziare/ sviluppare. E’ semplice, crei la tua prima mappa mentale di quello che è il tuo lavoro ed è più facile quantificarlo.

Ora, premettendo che io sono un caso a parte e che reggo pochissimo (ma sono veramente brava ad ammetterlo), ti consiglio di frammentare i tuoi tasks in little tasks, piccoli piccoli, così il lavoro ha finalmente un volto e un peso e, soprattutto, puoi avere la chiara visione di quali e quante energie devi dedicargli. Alla fine, la vita da libera professionista è come una valutazione di mercato: una metafora ben poco romantica per far capire come, la mia, la tua giornata, possa diventare realmente produttiva partendo da questi semplici passi.

Ti chiedo però di essere onesto con te stesso, perché non puoi bluffare proprio ora. Non devi battere nessun record nè farti prendere dalla doverizzazione o dalla voglia di mettere una stelletta di lode, perchè l’ obiettivo reale è capire come funzioni il tuo cervello e quali siano i tuoi ritmi e no, non c’è una ricetta per tutti, c’è solo qualche consiglio di una psicologa che vuole rendersi utile e darti qualche dritta.

Hai accanto il tuo elenco di attività per il giorno? No, non ancora? Scrivilo. Metti al primo posto le cose che non ti fanno letteralmente impazzire e portale avanti finchè resisti: se non è possibile e non hai scadenze, riportale in un altro momento della giornata; se sei agli sgoccioli…beh, hai visto cosa succede quando vuoi fare tutto insieme e ti perdi nell’ essenziale?

Più di tutto, lascia stare ordini come “Non distrarti!” o “Non farti prendere dalla fretta!”, ma…concentrati.

Concentrati è, infatti, la cosa migliore da dire al tuo cervello: gli stai concretamente chiedendo di mantenere l’ attenzione più a lungo su uno specifico compito. 

Il tuo lavoro, il tuo compito, il tuo testo da redigere è il tuo esercizio quotidiano di meditazione: crea nuove reti neurali, sviluppa nuove abitudini che ti aiutino a lavorare meno e lavorare meglio.

 

Per approfondire: Focus, Daniel Goleman, Ed. Best Bur, 2014

 

 

 

 

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