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Si nasce felici? Si diventa felici? Opto più per la seconda, perchè mi inquieta l’idea che il mio destino sia segnato già dalle prime fasi del concepimento. Vero come è vero che siamo anche il risultato delle influenze genitoriali, ma posso anche confermare che diventare felici è un personalissimo obiettivo quotidiano.

Ho due genitori razionalmente ottimisti e, a suo tempo, posso affermare anche i miei nonni materni lo erano. Insomma, una famiglia di persone positive, sì, posso dirlo. Che c’ entra l’ ottimismo e la felicità? Si tende molto spesso a confondere i due termini ma, se la felicità è il costrutto che fa capo a tutte le skills che ne derivano (ed è difficile da spiegare come il termine amore), l’ ottimismo è il veicolo attraverso il quale noi la cerchiamo, questa felicità.

E’ un viaggio che si scopre in itinere, un processo dinamico e brillante, in continua evoluzione e tensione, per trasformare i più svariati progetti in realtà.

Perché gli adulti sono così tanto importanti, nella costruzione della nostra felicità? Perché è proprio dai loro discorsi che apprendiamo che ciò è possibile da raggiungere, grazie al loro stile comunicativo ottimista. Io penso alla mia mamma che, in tante fasi importanti della mia vita (anche ora da adulta), ha messo da parte il pensiero magico (tipico della sindrome di Pollyaanna o dell’ottimismo stupido) e sta con i piedi per terra. “Tu ci riuscirai”, mi dice spesso, “perchè ne hai le capacità”.

Anche mio padre è un genitore che, nonostante il suo modo di comunicare sia più ermetico e aforismatico, ha saputo trasmettere il concetto del riuscire nonostante tutto attraverso le sue azioni.

Forse aspirano anche loro alla felicità? Non lo so, sono domande difficili ed imbarazzanti da porre ai propri genitori, ma è vero che sono stati bravi nell’influenzare noi figli, affinché cercassimo la nostra personalissima risposta.

La felicità è libertà o la libertà è felicità e vanno a braccetto alla scoperta del mondo delle possibilità.

Ti può sembrare qualcosa di irrazionale, intangibile, etereo, perchè la felicità è qualcosa di effimero. Hai ben ragione a dirlo, quindi ti parlerò di come ho imparato ad essere ottimista e come puoi diventarlo anche tu.

Se da piccola, il supporto degli adulti significativi della mia vita, mi ha aiutato a sviluppare tutte quelle capacità che mi fanno tenere stretto un sogno e puntare verso il porto sicuro, da grande…beh, ho imparato a cavarmela da sola.

Si tratta di portarsi sempre a presso una valigia piena di trucchi di magia come quelli del prestigiatore e tirarli fuori all’occasione.

Oggi vorrei condividerli con te perché credo che possano essere estremamente utili quando si attraversano dei periodi no (oh sì, li abbiamo anche noi psicologhe!), quando si è in crisi, quando ci si ritrova ad un bivio.

  1. Abbraccia una routine quotidiana: 

So che non è semplice, soprattutto quando il desiderio è di liberarsi il più possibile dagli impegni e dai doveri, ma stavolta si tratta di una routine del benessere. Ti chiedo di fare un piccolo passo indietro e rivedere come sono organizzate le tue giornate. Quante ore di sonno fai? Com’è la tua colazione? Compi qualche attività fisica? Il tuo lavoro continua anche quando rientri a casa? Riflettici.

Ora che hai notato che hai una giornata “che va a braccio”, prendi carta e penna e riscrivi la tua routine del benessere. E’ fondamentale, infatti, ristabilire un equilibrio fisico per concentrarsi sul cambiamento: deprivazione del sonno, sonno cattivo, alimentazione povera o abbondante (magari con eccessi di zuccheri e cibi grassi), non favoriscono sicuramente il benessere. Ama il tuo corpo per amare te stesso. Mangia con calma, assapora ogni cibo, non cedere alla tentazione dello spuntino a buon prezzo, ma dedica del tempo all’alimentazione (senza privarti di ciò che ti fa stare bene, nel momento giusto). Impara a non parlare durante il pranzo o la cena: l’abitudine della conversazione durante i pasti è una tradizione occidentale. Il pasto zen impone, invece, di meditare con consapevolezza sul cibo e concentrarsi sul momento presente. I profumi e i sapori ti riporteranno a bei ricordi dell’infanzia che ti allieteranno il rientro a lavoro.

Fai molta attenzione alla qualità del tuo sonno. Dormi poco? Hai risvegli continui o hai difficoltà a prendere sonno? Riflettici. Hai bisogno di riprendere in mano il tuo ciclo sonno-veglia per essere maggiormente attivo nella giornata di domani. Medita sul respiro (dieci respiri per iniziare, aumenta se ne senti la necessità) prima di dormire.

2. Riscopri ciò che ti fa perdere la cognizione del tempo

In psicologia, tale stato si chiama flow, flusso. Lo scorrere dell’acqua sul letto del fiume è come il flow dei tuoi pensieri e del tempo che passa mentre sei concentrato in un’attività piacevole che impegna piacevolmente le tue energie e le tue emozioni. Quali sono le passioni che hai lasciato nel dimenticatoio e che ti facevano stare bene?

Io ho riscoperto come la scrittura fine a sé stessa, la voglia di imparare a scrivere con nuove tecniche, la preparazione di libri dell’artista e tutto ciò che gira attorno alla manualità, mi aiuta a canalizzare il mio stress verso attività più costruttive, dandogli una forma originale e positiva. Il tempo scorre, i pensieri si assottigliano, per lasciare spazio all’eruzione creativa del mio Sè.

3. Impara ad accettare il tuo passato

Molte persone vivono con la costante ossessione di dover pagare pegno per un passato che non corrisponde al proprio ideale o per dover mettere una toppa su errori o esperienze di fallimento, portandosi a presso, ogni giorno, una sorta di penitenza scritta sul Cuore. Perdono di vista l’essenza dell’esperienza presente, dimenticando che la vita continua e rifiutandosi di progettare un futuro migliore.

Se il tuo pensiero fisso è il rimuginare sui tuoi fallimenti o sugli insuccessi (o sulle gaffes della quotidianità, perché no?), ti chiedo di riflettere su questa domanda: “E se fosse andato peggio?”

Scrivilo, se è necessario, perché tu possa considerare che il tuo insuccesso è frutto di una serie di variabili che non sempre dipendono dalla tua azione (o almeno, finché è possibile attribuirsi delle responsabilità, per poi capire che non possiamo controllare tutto ciò che ci accade). Accogli con consapevolezza il fatto che le cose sono accadute e il volerci rimuginare è solo un meccanismo ansiogeno per cercare di gestire e manipolare una realtà che non possiamo più modificare ma solo accettare per ciò che sono.

4. Apri la tua mente a nuove possibilità

La mente è come un muscolo: va continuamente allenata. Spesso, al sorgere di nuove paure o nuove ansie, mi chiedo com’ero prima o come mi sono comportata in momenti in cui ho manifestato particolare coraggio e temperanza. A volte, ciò che non sappiamo più fare o che vorremmo imparare a fare è semplicemente da qualche parte della nostra valigia di esperienze e va ricercata. Come? Con un piccolo fioretto quotidiano. Alla pari di quelli del Cantico delle Creature, i fioretti quotidiani sono però focalizzati a sviluppare e dare vita a nuove abitudini positive che possano incrementare il nostro senso di appartenenza (creando nuove reti sociali), la nostra autostima (realizzando progetti mai considerati prima) e la connessione mente corpo (attraverso nuove routine di benessere) che possano, unite in un progetto di vita emotivamente più sano, all’aumento dei momenti felici.

5. La vita è continuo mutamento, ecco perché è viva.

Credo che il segreto della mia serenità degli ultimi tempi sia dato dall’accettazione di ciò che non posso controllare. Non posso controllare il mio passato, proprio perché é passato, e anche la mia volontà di manipolazione degli eventi accaduti attraverso continue ruminazioni non può aiutarmi a cambiare ciò che è stato. Come non posso controllare il mio futuro ma posso direzionarlo, mettendoci passione e orientando le mie energie verso uno scopo che sia affine ai miei valori e al mio essere-umano.

Accettazione significa anche considerare che, per natura, siamo soggetti al principio di indeterminazione: ciò che siamo stati un secondo fa non è uguale a ciò che si è ora e non sarà uguale a ciò che sarà nel secondo successivo, poiché tutto dentro e attorno a noi cambia in continuazione. Ciò che si mantiene è il core, il fulcro, dove conserviamo le esperienze più significative, i ricordi, i patterns relazionali tra noi e gli adulti significativi, la nostra identità che, paradossalmente, è in continua formazione.

Accettazione, quindi, è abbracciare ciò che si è e tendere verso ciò che si vorrebbe essere, escludendo un atteggiamento di ciò che si dovrebbe essere (per la famiglia, per la società, per i pari…), poiché sarebbe infelice e controproducente.

Piccoli e coraggiosi passi verso la felicità possono essere compiuti ogni giorno, perché conosciamo abbastanza i meccanismi del nostro cervello da farceli amici e imparare a gestirli per cominciare a vivere una vita degna di essere vissuta.

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