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“L’alchimia consiste nell’accettare tutto ciò che sta nel calderone, senza cercare di rifiutarlo o correggerlo, dopo essersi resi conto che anche ciò che è negativo far parte del processo di apprendimento e guarigione”.

(T.B.Goleman)

Quando l’ho conosciuta, non sapevo che cosa le avrei detto.

Sapevo di star male, ma non sapevo cosa mi facesse stare così male, perché, fino a quel momento, avevo vissuto giorno dopo giorno.

Da qualche tempo, però, sentivo una mancanza, sentivo che non potevo essere poi così diversa dalle altre persone, che non potevo essere l’unica al mondo a sentirsi così…a metà.

Incontrare una professionista non è una cosa semplice. Ti chiedi come intavolare il primo discorso affinché “non ti prenda per pazza” e “sappia capire realmente cos’hai in testa”, ti chiedi cosa penserà di te, ti chiedi se dopo starai meglio o peggio, se vorrai continuare.

Quando ho incontrato la mia terapeuta avrò avuto 25, 26 anni, ora non ricordo bene, ma ricordo che ero in un momento di profonda crisi nella mia vita. Avevo terminato da poco la laurea magistrale e mi sembrava che, esaurito il mio dovere di studentessa, mi rimanesse poco da fare, nella mia vita.

Lo studio aveva sempre scandito una sorta di ritmo circadiano nelle mie stagioni, tenendomi lontana dalle sofferenze delle relazioni, dai problemi che tutte le mie coetanee avevano, dai conflitti interiori, lasciandomi il tempo solo per dormire e mangiare. Stavo bene così ed era un ruolo tutto sommato piacevole perché, oltre a pochi casi in cui ero in difficoltà con la preparazione di un esame, non avevo grossi scombussolamenti emotivi e la vita filava liscia dietro giorni fotocopia, come amavo chiamarli.

Quando l’ho incontrata, dicevo, avevo anche un altro dubbio che mi ronzava per la testa: “Sarà quella giusta?”

Avevo già affrontato altri due percorsi di psicoterapia nella mia vita: il primo era stato un mordi&fuggi perché mi sembrava che non mi sentissi compresa appieno, che non era il genere di sentimento con il quale volevo avere a che fare o forse ero ancora troppo giovane per avere gli strumenti per affrontarne uno a testa alta, senza paure; il secondo era stato più efficace, eppure circoscritto ad alcune aree della mia vita e sentivo di avere ancora molto, troppo da fare.

Una delle cose che sfugge ai più è che ogni professionista ha il suo orientamento e le sue peculiarità. Quindi via problemi come “Ecco, sono io, è colpa mia, non cambierò mai” oppure “Nessuno è capace di aiutarmi”.

Semplicemente, ogni persona che incontriamo è come un bel vestito: ci calzerà bene solo quello che è adatto a noi, alle nostre esigenze, quindi non serve a nulla disperarsi o addossarci delle colpe, bisogna semplicemente continuare nella ricerca.

Io ci sono arrivata un pò per curiosità, un pò perché, facendo parte del settore, avevo già sviluppato quel sesto senso che mi fa capire quando ho di fronte ciò che fa per me…e lei era proprio ok.

Paziente, dolce, delicata, discreta, sempre presente, anche quando mi sono ammalata. Mi ricordo che una sua telefonata di conforto mi fece bene quanto una medicina: era il farmaco per la mia anima e di questo le sono grata.

Mi ero ritrovata, come dicevo, incompleta.

Oltre ai successi accademici, non avevo granché. Non avevo amici, stavo uscendo da una relazione travagliata e non sapevo bene chi fossi, senza dimenticare che…non sentivo più le emozioni. Ne avevo così tanto timore che avevo smesso di piangere e di entusiasmarmi.

Il mio percorso è durato qualche anno, con costanza, con alti e bassi che avevo previsto. Tu pensi che un cammino sia lineare, che sia un crescendo di novità ed evoluzioni, ma chi ha mai camminato su una strada perfettamente dritta, mai una curva, mai un moscerino nell’occhio? Ogni volta che ne incontravo una, quello studio era la mia ancora di salvezza.

Affrontavo di volta in volta il susseguirsi di difficoltà sempre maggiori, senza rendermi conto che “è stando fermi che si cambia il mondo”, scendendo sempre più in profondità.

Di fronte, avevo uno specchio perfetto che mi aiutava a scoprirmi, a guardarmi. Cerchiamo spesso la risposta nelle persone che ci sono vicine, nella realtà in cui viviamo, nella società in cui siamo immersi, senza essere in grado di rivolgere quello sguardo agli abissi che portiamo nella nostra saccoccia.

“Spesso il problema sta nel non poterne parlare con nessuno, non nel problema stesso”, afferma J.W. Pennebacker, e mai parole furono più vere.

Io ho scelto di parlare con una terapeuta perché sapevo che avevo bisogno di una professionista che potesse aiutarmi a guardare sino alle radici della mia vita, con uno sguardo al passato e un piede al futuro.

Cosa ho scoperto?

Ho imparato ad abbracciare i miei stati negativi, ad accettare la mia sofferenza, a trasformare il carbone in diamante. Ho scoperto di avere molti più poteri di quanti potessi vedere con gli occhiali di tutti i giorni, semplicemente riflettendomi in questo specchio interiore.

Ho scoperto che, se avessi continuato a tenere la porta chiusa, nessuno si sarebbe avvicinato a me, perché mi rendevo invisibile. E come si fa a scoprire qualcuno se non si vuole far vedere?

Oggi affronto le mie paure una per volta (come direbbe Charlie Brown) e so che, a fine giornata, se ho bisogno di mollare la presa e mostrarmi fragile e debole come ogni essere umano, non ho paura di essere giudicata, soprattutto dopo un passato di bullismo.

Perché sono convinta che un supporto psicologico possa cambiarti la vita?

Perché dentro di me, dentro di te, dentro ognuno di noi ci sono già le risposte che desideriamo ricevere ma, spesso, non riusciamo a vederle, a sentirle, ad accoglierle.

Posso dire che gli stessi timori che hai tu li ho avuti anche io e oggi sono grata a me stessa per aver colto quei venti secondi di coraggio e aver espresso il mio bisogno di aiuto, senza aver paura di mostrarmi imperfetta, come ogni essere umano.

Cosa ti consiglio di fare…

  • Informati alla tua ASL di riferimento e richiedi un consulto gratuito per poter parlare con un professionista. Potresti essere indirizzato ad uno specialista che fa al caso tuo.
  • Rivolgiti ad un professionista che ti ispira fiducia. Leggi attentamente il suo curriculum per poterti affidare ad una persona competente.
  • Non avere paura di sbagliare: ci sono tanti professionisti ed ognuno ha la sua specializzazione. Scrivi una mail o chiama per avere maggiori informazioni, è un tuo diritto.

Come funziona dopo che hai preso un appuntamento…(Ti racconto come lavoro io, così mi è più facile!)

  • Il primo incontro è sempre di conoscenza. Durante il primo colloquio, sei libero di parlare di ciò che ti sta a cuore: non c’è un argomento giusto o sbagliato, spesso le domande vengono solo dopo aver parlato un pò. In fondo, è come conoscere uno sconosciuto…per la prima volta! Parla di te, non sbaglierai.
  • Un solo incontro non basta per capire al primo colpo quale sia il focus del problema: spesso ricevo in studio persone che portano un quesito per poi scoprire, strada facendo, che c’è tutto un mondo intorno.
  • “Ma mi sta analizzando?” è la prima domanda che ti verrà in mente. No, ti sto ascoltando. Ascoltare è un’ arte raffinata che va adattata ad ogni singola persona che entra in studio: ci sono persone che parlano tanto, altre più taciturne, altre ancora non trovano le parole adatte…Bisogna saper cogliere anche i silenzi. L’ alchimia tra le persone è importante per stare in ascolto.
  • Quando insieme abbiamo trovato il nocciolo della questione, bene, possiamo cominciare. Per onestà, sono sempre chiara con le persone che si rivolgono a me: qualora non dovessi essere la persona adatta, verrai accolto da un altro professionista di fiducia che si prenderà cura di te come potrei fare io. (v. anche Codice Deontologico degli psicologi)
  • Ogni percorso ha una sua durata perché ogni persona è diversa: ci saranno alti e ci saranno bassi, ma sei sempre libero di interrompere il tuo cammino, senza dovermi dare giustificazioni. La vita è una cosa seria, il cambiamento pure e, spesso, può far paura.

Ricorda che, lo psicologo, come lo psicoterapeuta, non é per le persone malate. E’ per chi vuole essere felice.

Bibliografia:

Alchimia Emotiva, T.B. Goleman, Ed. Best Bur, 2001

 

 

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