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Nulla accade per caso.

No, neanche gli incontri letterari.

Qualche mese fa ho avuto il piacere di conoscere Stefano Davide Bettera, autore e giornalista, papà di Felice come un Buddha, 8 passi per condurre una vita con cura e gentilezza, un libro che ho adottato come manuale amico, il mio pronto soccorso delle emozioni, dove la meditazione antica incontra i problemi della quotidianità e aiuta l’uomo moderno a fronteggiare la vita con serenità e consapevolezza. In questi ultimi mesi, Stefano è tornato in libreria con il suo Fai la cosa giusta, 6 consigli buddhisti per orientarsi nel mondo di oggi e ho avuto il piacere di intervistarlo…

Stefano, io ti ho conosciuto grazie a Felice come un Buddha, un libro che ho recensito qualche mese fa e che ha subito suscitato la curiosità dei miei followers e che è diventato il mio libro amico per i momenti di emergenza…

Qual è stata la spinta che ti ha portato alla meditazione?

Credo che il motivo principale per cui mi sono avvicinato alla pratica buddhista sia stato perché lì, in un certo modo, mi sentivo a casa. C’era qualcosa che mi parlava, che mi chiamava, fin da ragazzo. Ma non si trattava di un’esperienza spirituale o mistica quanto piuttosto di una famigliarità verso questo modo di stare al mondo, che ho sempre trovato di grande buon senso. A volte ho il sospetto, infatti, di essere stato “buddhista”, qualunque significato abbia questa parola, prima ancora di saperlo. Proprio perché per me non si è trattato della scoperta di un mondo straordinario ma della conferma di un modo di stare in questo mondo totalmente ordinario. Credo, infatti, che se la pratica può avere un senso è quello di creare le condizioni perché si possa fiorire autenticamente come esseri umani.

Quanto conta, al giorno d’oggi, ritagliarsi un momento per meditare?

La meditazione, qualunque forma si pratichi, non è l’obiettivo della pratica e neppure una tecnica da imparare alla perfezione per raggiungere degli obiettivi. Piuttosto è lo sviluppo di una sensibilità diversa verso la vita, verso il modo in cui ci poniamo nei confronti di ciò che accade. Ha a che fare con l’imparare a rispondere invece che reagire. Ma non esistono le olimpiadi della meditazione. Nessuno vi darà una medaglia se meditate dieci ore invece che dieci minuti. Non è richiesto a nessuno diventare un asceta per praticare. Non si esce dal mondo per accedere a stati elevati dello spirito. Al contrario, si entra di più nel mondo perché si familiarizza con l’esperienza in modo più autentico. E come ogni volta in cui si cerca di sviluppare una diversa sensibilità è necessario un percorso graduale, così, anche nella meditazione è necessario rispettare i propri limiti, diventare amici di sé stessi e comprendere fino a dove spingersi. Non serve stressarsi ma allenare la nostra mente all’attenzione. Momento dopo momento. E ogni momento è quello buono, ogni occasione va bene. La meditazione non inizia e non finisce sul cuscino.

E’ sicuramente una pratica molto attuale e tu specifichi molto bene, in un passo di “Felice come un Buddha”, che la meditazione non deve essere per forza associata ad una religione, ad un credo, ma che può essere praticata da chiunque abbia voglia di aprire il proprio cuore, soprattutto in questo periodo storico in cui siamo tutti arrabbiati, aggressivi, ansiosi… Ecco, pensiamo ad una giornata tipo, dove dobbiamo lavorare, dobbiamo stare imbottigliati in mezzo al traffico, abbiamo presentazioni, corsi, colleghi…

Hai una pratica preferita che descrivi anche nel tuo libro e che ti senti di consigliare a chi ci sta leggendo?

Tich Nhat Hanh, un grande maestro zen dei nostri tempi, insegna, che si può meditare quando ci si lava i denti, quando si guida, quando si va in bagno, quando squilla il telefono. Gli smartphone e i social network sono un ottimo addestramento. Provate a vedere quante volte compulsivamente scorrete i post di Facebook in attesa di una sorpresa, oppure quanto tempo passa alla mattina prima di guardare le mail. Imparare a diventare consapevoli delle reazioni, dei meccanismi mentali è l’esercizio più efficace che mi sento di consigliare. È importante poi che ognuno trovi il modo di meditare in cui si sente più a suo agio. La pratica deve funzionare per portare un beneficio. Se aggiunge disagio in nome di un modello astratto ha poco senso. Non c’è un modo giusto di meditare. Lo stesso Gotama, il Buddha, diceva che si pratica nelle quattro posizioni: seduti, in piedi, sdraiati e mentre si cammina. Praticamente sempre!

Si avvicina Natale, il periodo della bontà, della dolcezza, dei regali, dei doni..ma, per alcuni, anche il momento in cui si fanno i conti dell’ anno che è passato; arrivano i giorni delle feste in cui ci si chiede con chi si passeranno, insomma…giorni emotivamente intensi che segnano i ricordi della nostra vita…e anche le scelte. E a proposito di scelte, da pochi mesi è uscito il tuo secondo libro “Fai la cosa giusta”, che è una sorta di sequel di Felice come un Buddha

Il titolo mi ha fatto subito pensare alle parole di una persona cara, di un’amica, di un fratello, per esempio, che, in un momento di crisi come quello delle feste natalizie, ti danno quello scossone. “Fai la cosa giusta” è quel consiglio fatto di poche ma efficaci parole, come “Segui il tuo cuore”, come quelle parole che ti scaldano, che sono come un abbraccio…

A chi si rivolge il tuo libro Fai la cosa giusta?

Si rivolge a tutti coloro che hanno intenzione di prendere questo percorso come una pratica per guardare con onestà dentro di sé e cercare lì gli elementi che permettono di entrare in maggior contatto con gli altri. Non dimentichiamoci che il Buddha ha concepito il proprio insegnamento non come un percorso personale ma come un metodo per creare relazioni. Per questo il Sangha, la comunità dei praticanti, è così importante. Perché è il solo contesto che permette a questo percorso di ricerca di essere completo. Nel libro si fa molto riferimento ai temi etici e alle qualità che consentono la realizzazione di questi contesti. Non a caso la generosità, Dana, è la più importante perché è l’antidoto a quella mente di povertà che ci vorrebbe autocentrati, egocentrici, egoisti e sostanzialmente separati. La generosità del cuore è quella che, invece, ci consente di testimoniare ciò che incontriamo, di identificarci con la situazione, con il vissuto reale delle persone più che con dei principi morali, per quanto nobili. Quando creiamo la relazione e la testimoniamo sappiamo come fare la cosa giusta perché è l’unica che possiamo fare. Non si tratta di essere buoni ma consapevoli e attenti.

Stefano scrittore coincide dunque con lo Stefano di tutti i giorni ed è quello che mi piace, perché oggigiorno abbiamo bisogno di persone positive alle quali potersi ispirare, persone che possano rassicurarle e dir loro “Ehi, puoi riuscirci anche tu”…Io penso al mio lavoro, a quanto è bello sapere che le persone, quando finiscono con me, tornano a casa col sorriso…

Hai un ricordo preferito della tua carriera? Qualcuno che ti ha detto “Grazie, dopo il tuo libro la mia vita è cambiata”?

A volte capita che le persone che hanno letto i miei libri mi scrivano per ringraziarmi e per raccontarmi che le mie parole hanno trasformato la loro vita. Ad essere sincero mi emoziona sempre e mi dà anche una grande responsabilità. Non mi immagino né come un maestro né tantomeno come una persona che ha raggiunto chissà quale realizzazione spirituale. Anche perché, onestamente, non ho mai capito davvero che cosa voglia dire. Credo, invece, che sia più interessante relazionarsi con la propria vita nel modo più onesto possibile e imparare dalle esperienze. Questo è ciò che ho sempre cercato di fare ed è ciò che racconto nei miei libri. Che sono il resoconto di un cammino, il mio. Se questo può ispirare qualcuno ne sono davvero felice. Ma ciascuno deve camminare i propri passi, come diceva Epicuro, e trovare la propria strada. L’augurio più sincero che posso farvi è quello di godervi il viaggio!

Ora so che cosa desidero per Natale.

Create connessioni, comunicate, imparate a meditare ed entrare in contatto con l’Altro. Quanto abbiamo ancora da imparare da noi stessi?

 

 

Per conoscere Stefano Davide Bettera…

Felice come un Buddha, 8 passi per condurre una vita con cura e gentilezza, Morellini Editore, 2017

Fai la cosa giusta, 6 consigli buddhisti per orientarsi nel mondo di oggi, Morellini Editore, 2018

Pagina Facebook: https://www.facebook.com/stefanobettera1/

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