Errore sul database di WordPress: [Table 'diariodi56021.wp_bmc_widget_plugin' doesn't exist]
SELECT *FROM wp_bmc_widget_plugin ORDER BY id ASC LIMIT 1

Perché è scomparso il piacere della lentezza? Dove mai sono finiti i perdigiorno di un tempo? Dove sono quegli eroi sfaccendati delle canzoni popolari, quei vagabondi che vanno a zonzo da un mulino all’altro e dormono sotto le stelle? Sono scomparsi insieme ai sentieri tra i campi, insieme ai prati e alle radure, insieme alla natura? Un proverbio ceco definisce il loro placido ozio con una metafora: essi contemplano le finestre del buon Dio. Chi contempla le finestre del buon Dio non si annoia; è felice.
(Milan Kundera)

Stavo meglio quando stavo peggio.

No, non vorrei tornare al periodo in cui ero malata, però voglio ricordare quei momenti di indescrivibile lentezza che mi mancano.

Una lentezza incredibile e necessaria: un mese vuoi perché hai le braccia fasciate a cause delle tromboflebiti che ti impediscono di fare qualsiasi cosa, un inevitabile risultato di continue infusioni e prelievi quotidiani, che ti fanno meritare il nomignolo di “mummia”; un altro perché non puoi più camminare se non accompagnata; in un altro momento sei pure diventata disfagica (la disfagia è la difficoltà ad alimentarsi) e ti ritrovi a dover nuovamente imparare ad utilizzare le mani, le gambe e la tua infinita e proverbiale pazienza.

Buffo, eh?

Ho camminato per mezza Italia con queste gambe e ora soffro per aver fatto un piano di scale fino al bar dell’ ospedale.

Ho trasportato trolley e valigia per mesi avanti e indietro dall’ isola e ora mi faccio imboccare da mia madre.

S’ impara.

S’ impara la pazienza, la forza, la resistenza, le impari…se vuoi sopravvivere.

E impari anche la lentezza, se non vuoi soffocarti mentre mangi e hai dimenticato che, per chissà quanto, non potrai più essere come prima.

Ho corso come un treno, nella mia vita. Ho fatto tutti i lavori che ho desiderato fare.

Affamata di tutto, sin dalla più tenera età: affamata di esperienze, di conoscenze, di persone, di libri.

“Non c’è niente che io non possa imparare”, mi sono sempre detta, perché ho una grande fiducia nella mente umana.

Ho imparato anche a rallentare e l’ ho imparato anche nel momento della mia vita in cui avevo più fame di tutto…proprio perché non potevo fare altrimenti.

Quando sei malata, il tuo unico amico è il presente, il qui e ora.

Controllavo costantemente i miei movimenti, controllavo lo stato dei miei muscoli, controllavo quale altro sintomo avrebbe tormentato la mia giornata. In fondo, quali altri pensieri avrei dovuto avere?

Ero talmente concentrata in quella vita lenta che quasi mi manca.

Le mie colazioni iniziavano sempre alla solita ora, con movimenti lenti dal tavolo ai fornelli per preparare il té, in una cerimonia ossequiosa e silenziosa. Sulla tavola sistemavo tutto ciò che avrei desiderato trovare all’ alba in un B&B: brioches, fette biscottate, marmellata…poi aspettavo che l’ acqua bollisse.

Attesa.

Oggi non aspettiamo più niente.

Oggi facciamo colazione in piedi, magari al bancone del bar, mentre controlliamo le notifiche dei social e le mail di lavoro.

Lo faccio anche io, lo ammetto, ma sono stanca di non sentire più il sapore di niente.

Seppur malata, ero più serena, che paradosso!

Quei movimenti erano tutto il mio mondo. Quella consapevolezza, quello rendere esplicito ogni passaggio del processo era salvifico, era prezioso ogni attimo.

Tutto era amplificato.

Tutto era lento eppure vivo.

Tutto era presente.

D. Siegel la chiama mindfulness, quell’ esperienza ricca e profonda del presente, ancora di salvezza in un mondo che s’è perso nelle strade dell’ ansia e della globalizzazione.

Abbiamo messo il cronometro alle nostre emozioni, abbiamo creato delle tappe da bruciare per potercene vantare durante l’ aperitivo del venerdì e poi…

Poi ti ammali e ti rendo conto che l’ unica cosa che conta davvero è sentire il tuo respiro, che correre più veloce non ti farà vivere di più.

Rallenta.

Scegli cosa indossare.

Mangia piano.

Conta gli scalini scesi.

Conta gli scalini che hai salito.

Fai un’ azione per volta.

Dove sono i tuoi piedi ora?

 

Bibliografia:

D. Goleman, Focus, Come mantenersi concentrati nell’ era della distrazione, Ed. Best Bur, 2014

D. Siegel, Qui&Ora, Strategie quotidiane di mindfulness, Ed. Erickson, 2012

 

Pin It on Pinterest

Share This